storia
Gli albori (1860-1866)

In Italia le prime ferrovie vennero costruite un paio di decenni prima dell'Unità. La prima ferrovia in assoluto a venir costruita fu, nel 1839 sotto il Regno di Ferdinando II di Borbone, la breve linea Napoli-Portici. In seguito iniziò la costruzione di diverse altre ferrovie sparse per la penisola che al momento dell'Unità d'Italia sviluppavano poco più di 2000 chilometri. Purtroppo non vi era una organizzazione efficiente sia delle linee che della gestione trattandosi di iniziative partorite dai vari stati preunitari. La Sardegna era l'unica regione sul cui suolo non vi era traccia di linea ferrata!
Il primo che parlò di questa carenza, e della necessità di dotare anche l'isola del nuovo mezzo di locomozione, fu il governatore Mathieu nell'agosto del 1860 durante un discorso al Consiglio provinciale di Cagliari. Nell'intervento individuò nella costruzione della ferrovia il mezzo necessario per far uscire l'isola dal suo storico isolamento ma la ritenne anche portatrice di futuro sviluppo e ricchezza. Secondo il governatore la linea avrebbe dovuto collegare il porto di Cagliari "sulla via del commercio d'Oriente" con quello di Terranova "l'anello di riattacco più vicino al Continente Italiano". La linea, giunta ad Ozieri si sarebbe dovuta diramare per Sassari e da qui raggiungere il mare di Porto Torres ed Alghero.
La proposta del governatore venne ben accolta dai consiglieri del capo di sotto che immediatamente coinvolsero nel progetto i colleghi del Nord dell'isola. Iniziò una lunga disputa riguardo l'individuazione del miglior tracciato della futura ferrovia; ogni comune cercò di avocare a se la migliore ragione perché la ferrovia passasse nel proprio territorio. La discussione andò avanti a lungo e furono individuati quattro diversi tracciati, ognuno con una propria ragione di esistere particolarmente motivata. Il tracciato più breve e diretto passava per il centro dell'isola ma avrebbe dovuto attraversare le montagne con conseguente aumento dei costi e delle difficoltà realizzative. Quello più semplice da realizzarsi transitava per Oristano, non avrebbe incontrato particolari asperità ografiche ma era decisamente più lungo. Nel dicembre dello stesso anno venne incaricato il barone Baratelli di Ferrara e soci di compiere gli studi per la ferrovia in Sardegna, sia per quanto riguardava il territorio che i progetti di massima per stazioni, ponti, cantoniere, passaggi a livello e quant'altro necessario. Si chiedeva di realizzare i lavori "con tutta l'economia possibile, compatibile colla maggiore sicurezza".
Finalmente il 14 luglio 1862 venne firmata la convenzione "per la costruzione e l'esercizio delle ferrovie nell'Isola di Sardegna" tra il governo ed il Signor Gaetano Semenza che agiva a nome di altri soci italiani e britannici. La ferrovia venne divisa in 5 tronchi, in quattro di essi i lavori sarebbero dovuti terminare tra il febbraio ed il luglio del 1865, l'ultimo tronco, quello da Ozieri a Terranova-Golfo Aranci, si sarebbe dovuto completare entro 6 anni. Agli imprenditori venne garantito un utile netto di 9.000 lire a chilometro e 200 mila ettari di terreni ademprivili ossia ad uso comune di pascolare, legnare, raccogliere ghiande, formare carbonaie e recidere piante. Questi terreni sarebbero serviti come sussidio e come garanzia per emettere obbligazioni od altro. Così facendo lo Stato risparmiava i soldi degli espropri e sottraeva ai sardi altri 200.000 ettari di terreni ad uso civico che i Savoia proprio non sopportavano (vedi editto delle chiudende del 1820). Proprio gli ademprivili furono al centro di innumerevoli lamentele sia da parte dei Comuni che subirono il furto che dei parlamentari sardi che si opposero agli espropri.
L'iter parlamentare per l'approvazione della legge sulle ferrovie in Sardegna non ebbe un cammino agevole causa le resistenze di molti parlamentari. Alla Camera la legge passò solo il 18 novembre del 1862 alla terza votazione. In Senato ci furono parecchi interventi negativi riguardo la fattibilità dell'opera e l'iter fu sicuramente più accidentato che alla Camera. Il secondo ramo del parlamento approvò la legge il 18 dicembre tra la commozione dei senatori sardi. La legge venne promulgata il 4 gennaio 1863 con il numero 1105.
L'atto di costituzione della Compagnia Reale delle Ferrovie Sarde venne stilato a Londra il 2 giugno 1863 dal notaio William Webb alla presenza di diversi soci inglesi e italiani. Finalmente, il 20 novembre 1864, oltre quattro anni dopo il discorso del governatore Mathieu, iniziarono i lavori di costruzione delle ferrovie sarde. Per guadagnare tempo vista la grande estensione delle linee, i lavori iniziarono in quattro tronchi differenti a Cagliari, Oristano, Sassari e Porto Torres. Progettista della ferrovia, nonché principale responsabile tecnico, fu l'ingegnere gallese Benjamin Piercy, autentico luminare in campo ferroviario con esperienze di progettazioni in tutto il mondo. Nonostante ciò si accumularono immediatamente ritardi nei lavori che la Compagnia Reale imputò alla difficoltà del tracciato ed al mancato trasferimento dei terreni ademprivili. Il governo ancora non aveva perfezionato la legge sul trasferimento di questi terreni ed in alcuni comuni si verificarono incidenti quando la Compagnia occupò parte dei terreni. Il ritardo nell'esecuzione dei lavori e la conseguente mancata entrata in servizio delle linee, comportò alla Compagnia Reale il mancato introito dei proventi che la portò in una condizione di forte difficoltà economica.
Si paventarono reciproche denunce tra Stato e Compagnia per mancato rispetto dei patti ma per evitare lungaggini legali i concessionari presentarono una nuova convenzione nel febbraio 1866. In questa nuova convenzione vennero escluse le tratte Oristano-Ozieri, Ozieri-Sassari ed Ozieri-Terranova che si sarebbero realizzate a data da destinarsi quando la Compagnia Reale avrebbe iniziato ad avere i primi profitti. Intento della Compagnia era di realizzare esclusivamente le tratte più semplici, quelle che attraversavano i terreni più pianeggianti e che non avevano bisogno di grandi opere d'arte. Lo Stato non ritenne corretta la convenzione che venne respinta ed i lavori rimasero quindi fermi.

1860-1866

1867-1877

1878-1887

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successsivo (1867-1877)

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